
Relazionarsi con il cavallo: studio, consapevolezza e rispetto
19 Giugno 2025
Daniel Goleman, nel contesto della sua teoria sull'intelligenza emotiva, definisce l'autoconsapevolezza emotiva come:
" La capacità di riconoscere e comprendere le proprie emozioni, i propri stati d’animo e i loro effetti."
Secondo Goleman, l'autoconsapevolezza è una delle cinque componenti fondamentali dell'intelligenza emotiva (insieme all'autoregolazione, motivazione, empatia e abilità sociali).
Essa implica:
- Conoscenza delle proprie emozioni nel momento in cui si manifestano
- Capacità di dare un nome alle emozioni provate
- Riconoscimento del legame tra ciò che si prova e ciò che si pensa o si fa
- Onestà emotiva verso se stessi
Per Goleman, una buona autoconsapevolezza emotiva è alla base della gestione efficace delle emozioni, della leadership, della presa di decisioni e della costruzione di relazioni sane.
Il ruolo del Mental Coach nello sviluppo dell’autoconsapevolezza emotiva è aiutare la persona a capire meglio cosa prova, perché lo prova e come queste emozioni influenzano pensieri e comportamenti. In parole semplici, insegna a "leggere" le proprie
emozioni e a gestirle in modo utile, soprattutto nei momenti di pressione o difficoltà.
In equitazione, questa capacità è fondamentale.
I cavalli sono animali estremamente sensibili e percepiscono istintivamente il nostro stato emotivo.
Se siamo agitati, impauriti o insicuri, il cavallo lo sente e ne viene influenzato: può diventare nervoso, distratto o perdere fiducia in noi.
Al contrario, quando impariamo a gestire le nostre emozioni, comunichiamo calma, chiarezza e coerenza.
Questo aiuta il cavallo a:
- Rimanere concentrato e sereno
- Imparare meglio
- Reagire in modo equilibrato alle situazioni
- Seguirci con fiducia e rispetto
Un cavallo vede nel cavaliere una guida affidabile solo quando quest’ultimo è emotivamente centrato.
Per questo, il lavoro del Mental Coach è cruciale: non solo per migliorare la prestazione del cavaliere, ma anche per creare una relazione autentica, basata sulla fiducia e sulla comunicazione profonda tra cavallo e cavaliere.
In sintesi, gestire le proprie emozioni non è solo utile, è un atto di rispetto verso il cavallo, che si affida a noi per sentirsi sicuro.
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Mi sono avvicinata al mondo di Lucia a 13 anni, l’età in cui si comincia, per tentativi, a conoscere sé stessi. Il suo approccio nei miei confronti e quello che mi ha insegnato con i cavalli hanno avuto un ruolo importante nel far crescere in me questa autoconsapevolezza emotiva. L’esperienza fatta negli anni con Lucia mi ha aiutata a riconoscere le mie caratteristiche e capire dove lavorare: calma, gentilezza e affetto come valori da preservare, insicurezza e timore come punti deboli che portano all’agitazione e quindi a poca chiarezza. Durante l’adolescenza non avevo capito fino in fondo che tutto ciò andava ben oltre la lezione, che quel momento con il cavallo porta a galla il tuo essere in generale. Oggi, che la vita del maneggio mi manca da un po’, penso che altre ore così, oltre ad essere bellissime, mi aiuterebbero ancora molto nella vita personale.