
Emozioni che ci guidano e come i cavalli ci aiutano a vederle.
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I principi prima degli scopi
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Iniziare da dove si trova il cavallo: a partire dall' ascolto per costruire una relazione autentica e rispettosa.
Avevo un obiettivo quella mattina.
Volevo fare un po’ di ginnastica con Sky: mobilità, elasticità, lavoro sul corpo per aiutarlo a stare meglio, a muoversi con più fluidità.
Un’intenzione buona, pensata per lui, non per me.
Ma appena abbiamo cominciato, ho capito che qualcosa non andava.
Non c’era collaborazione, non c’era quella connessione che di solito sento tra le mie mani e il suo respiro, tra i suoi occhi e il mio pensiero.
C’era tensione, esitazione. Una resistenza che all’inizio mi sembrava quasi un “capriccio”.
Ma se c’è una cosa che ho imparato, è che i cavalli non fanno capricci.
Comunicano.
Allora mi sono fermata. Ho respirato. Ho provato a chiedermi: "Cosa sta sentendo lui, in questo momento?"
Ho lasciato andare il mio programma e ho iniziato a osservare.
Forse un fastidio fisico, magari qualcosa nella schiena o un appoggio scomodo.
Forse un blocco mentale, una difficoltà interiore che oggi ha più peso del lavoro che volevo fare.
E così, quell’allenamento è cambiato.
Non era più una sessione tecnica, ma un momento di ascolto. Di dialogo silenzioso.
Di rispetto.
Perché rispettare un cavallo non significa trattarlo bene solo quando ci asseconda.
Significa essere disposti a metterci in discussione.
A fare un passo indietro quando qualcosa non funziona, e non pensare subito che sia "colpa sua".
Significa allenarsi ogni giorno a leggere il cavallo, a sentire come sente lui, a pensare come lui pensa.
Non umanizzandolo, ma cercando davvero di entrare nel suo mondo, nei suoi bisogni, nel suo modo di percepire il tempo, lo spazio, la pressione.
Purtroppo, questo atteggiamento profondo e rispettoso spesso non viene insegnato o valorizzato.
Non perché le persone non tengano ai cavalli, ma perché è molto diffusa l’idea che per “imparare ad andare a cavallo” bastino poche lezioni, qualche indicazione di massima, e via: si monta, si guida, si comanda.
Ma fermiamoci a riflettere.
Nella vita, per imparare a fare qualsiasi cosa con competenza — cucinare, suonare uno strumento, parlare una lingua, guidare un aereo — serve studio, esperienza, tutoraggio, disciplina, pazienza.
Perché, allora, quando abbiamo a che fare con un essere così complesso e diverso da noi come il cavallo, trasmettiamo l’idea che si possa imparare tutto in poche ore?
Perché accettiamo la superficialità proprio lì, dove servirebbe la massima profondità?
Solo attraverso una motivazione autentica, impegno e costanza possiamo iniziare a cogliere la vera essenza del cavallo.
Solo così impariamo a guardarlo non come un mezzo da usare, ma come un essere da comprendere.
Non accontentatevi di “salire a cavallo” per fare un giro e dire di aver montato.
Andare a cavallo è ben altro.
È entrare in relazione con un’anima diversa dalla nostra.
È scegliere ogni giorno di imparare una lingua silenziosa fatta di ascolto, sensibilità e presenza.
C’è un mondo oltre l’apparenza, oltre la sella.
E quel mondo si apre solo a chi ha il coraggio di mettersi in gioco, di rallentare, di rinunciare al controllo per costruire vera connessione.
Fatelo per voi. Per crescere, per scoprire chi siete attraverso ciò che il cavallo vi riflette.
Fatelo soprattutto per loro, che hanno il dono di mostrarci chi possiamo diventare, se impariamo a guardare — davvero — con il cuore.
Se questo modo di vivere il cavallo ti risuona e vuoi approfondirlo in prima persona, ti invito a partecipare a uno dei miei corsi già in programma oppure a organizzare un incontro formativo nella tua realtà.
Insieme possiamo costruire esperienze autentiche, rispettose e trasformative, che mettano al centro il cavallo — e la relazione che possiamo creare con lui.
Contattami per maggiori informazioni, date e possibilità di collaborazione.





